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Work-life balance: perché è fondamentale nelle aziende di oggi
Il work-life balance è la nuova moneta aziendale: vince chi valorizza persone e produttività.
DI Giovanni de Mojana / novembre 2025
Secondo il Randstad Workmonitor 2025, per la prima volta l’equilibrio tra vita privata e lavoro ha superato la retribuzione come fattore decisivo nella scelta di un datore di lavoro: il 62% dei lavoratori intervistati preferisce la prima opzione, contro il 59% che indica la busta paga come priorità.
Il report mostra anche come il 55% delle persone non accetterebbe un impiego che comprometta il proprio equilibrio personale, mentre quasi la metà (48%) afferma di aver già lasciato o pensato di lasciare un lavoro per ragioni legate al benessere e alla qualità della vita. Inoltre, il 73% dei dipendenti considera la flessibilità oraria un aspetto irrinunciabile.
Insomma, dati alla mano sembra evidente che il work-life balance sia di vitale importanza. Ma cosa significa davvero questo concetto nella pratica? E quali sono oggi le aspettative dei lavoratori nei confronti delle aziende, e i vantaggi che queste possono trarne?
1. Cosa significa davvero work-life balance oggi
Come mostra il Workforce State of Mind Report 2025 di Headspace, l’equilibrio vita-lavoro oggi riguarda più che altro la gestione dell’energia mentale e la capacità di recuperarla in modo consapevole.
Il 71% dei lavoratori afferma di lavorare regolarmente oltre l’orario previsto e il 75% resta reperibile anche durante le ferie: segni di una connessione continua che, se non gestita, diventa logorante.
Dunque, il vero equilibrio non si misura solo in ore, quanto più nella possibilità di mettere confini e ricaricarsi senza sensi di colpa. Le organizzazioni che offrono spazio per disconnettersi, dormire meglio o ricevere supporto psicologico, rendono il lavoro più piacevole.
“Dobbiamo strutturare le giornate in modo da rigenerare, non esaurire, le nostre risorse”
— Jenna Glover, Chief Clinical Officer di Headspace
2. Cosa chiedono oggi le persone: la prospettiva dei dipendenti sul work-life balance
Le persone chiedono più libertà nel modo di organizzare il lavoro e più fiducia da parte dei manager. Il Good Work Index 2025 evidenzia che la flessibilità non è più percepita come un beneficio, ma come una condizione minima per sentirsi valorizzati. Chi può gestire orari e luoghi di lavoro con autonomia mostra livelli più alti di motivazione e impegno.
Dal report Health & Wellbeing at Work 2025 emerge un’altra richiesta: sentirsi protetti dal punto di vista mentale. I dipendenti vogliono carichi di lavoro sostenibili, e leader che sappiano riconoscere i segnali di stress. In molti casi, la mancanza di ascolto e di supporto psicologico pesa più delle ore lavorate.
Insomma, nella prospettiva dei lavoratori, il work-life balance significa poter contare su un’organizzazione che rispetta i propri limiti e riconosce l’importanza del tempo personale. Le aziende che comprendono questa aspettativa si distinguono perché costruiscono una cultura del rispetto reciproco, dove benessere e performance vanno nella stessa direzione.
L’articolo di Harvard Business Review “Employee stress is a business risk - not an HR problem” mostra come una cultura orientata al riposo e al bilanciamento migliori produttività e innovazione, riducendo assenteismo e turnover.
3. Perché il work life balance è un investimento strategico per le aziende
L’abbiamo già anticipato ma ribadirlo non fa male: mettere il work life balance al centro della strategia aziendale, oltre ad essere una scelta etica, è un investimento strategico per le aziende.
Il Deloitte Global Human Capital Trends 2025 evidenzia come i modelli di lavoro flessibili e centrati sulle persone migliorino la capacità di attrarre talenti; come dargli torto. Ma come si arriva a questo? Semplice, grazie a leader empatici, i quali si fanno punto di connessione tra cultura aziendale e benessere individuale. Di fondamentale importanza quindi la comunicazione interna.
Ad ogni modo, sono e devono essere loro a guidare il cambiamento verso questo equilibrio, equilibrio che va a vantaggio di tutti. It’s a “win-win-win situation” come direbbe Michael Scott di The Office, dove a vincere sono produttività, retention e reputazione.
Il work-life balance è dunque una strategia che rende sostenibile la crescita, perché mette in equilibrio ciò che muove davvero le organizzazioni: le persone.
Tirando un po’ le somme, una cultura che permette di disconnettersi quando serve è la stessa che sa accendersi nel momento del bisogno. Se sempre più realtà lavorative abbracciassero davvero una cultura del rispetto e decidessero di “affrontare l’equilibrio in modo equilibrato”, ne gioverebbe la società tutta. Ne deriverebbe un significato più ampio della parola “successo”, in cui la qualità dell’equilibrio tra vita e lavoro sarebbe importante almeno quanto il posizionamento economico e sociale.
Quindi sì, il work life balance conviene, non solo perché lo dice la ricerca, ma perché rende il lunedì un po’ meno lunedì.
CHI L’HA SCRITTO?
Nato nel 1995 a pochi metri da dove avrebbe lavorato 29 anni più tardi, Giovanni trova la sua vocazione nel copywriting un anno prima di compiere trent'anni. Figlio di una scrittrice, crede di aver ereditato un qualche gene per l'arte, nutrendosi dunque di fotografia d'autore, cinema d'essai e musica folkloristica. Ama la montagna, ha un cane che ama la montagna, e, quando può, viaggia in Paesi dove, puntualmente, scoppia una guerra o si verifica qualche catastrofe naturale subito dopo la sua partenza.

