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Formazione

Learning Design: crea esperienze di apprendimento memorabili

Scopri come il Learning Design trasforma la formazione in un'esperienza coinvolgente, memorabile e orientata ai risultati.

DI Nora Coen / febbraio 2025

Learning Design: crea esperienze di apprendimento memorabili
10:04

 

Ne avrete sicuramente sentito parlare, ma se così non fosse… eccoci qui!

Il Learning Design non è solo un concetto astratto, ma un vero e proprio approccio strategico che punta a rendere l’esperienza formativa più coinvolgente, memorabile, personalizzata e orientata ai risultati, che si tratti di formazione aziendale, accademica o educativa.

Ma perché parliamo di “esperienza formativa”? Pensate a un concerto: non c’è solo il momento in cui l’artista sale sul palco, ma anche l’attesa carica di emozione e l’onda lunga dei ricordi, delle emozioni e dei video che rivediamo mille volte. Lo stesso vale per la formazione! Non si esaurisce in una lezione di due ore, ma è un percorso che inizia prima e continua dopo.

Le competenze evolvono in fretta, la tecnologia è ovunque e l’apprendimento non può più essere un evento isolato: deve diventare un processo continuo, integrato nella quotidianità. Ecco perché il micro-learning ha ormai preso piede: brevi pillole formative, facili da assimilare e fruibili in modo flessibile, che si combinano con sessioni più pratiche e strutturate. Insomma, dimentichiamoci le lezioni infinite e facciamo spazio a un apprendimento più dinamico e accessibile!

In questo articolo adotteremo l’approccio del "mulino che vorrei": un mondo ideale, senza limiti di tempo o risorse, dove la formazione può essere progettata al meglio, senza compromessi! Lasciamoci ispirare.

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1. I principi fondamentali per un’esperienza di apprendimento efficace

Ecco 4 principi da seguire per un learning design efficace.

  • Ognuno ha il suo stile: io adoro i video, tu magari preferisci un podcast, e c’è chi va matto per un buon vecchio testo scritto. Insomma, impariamo tutti in modo diverso! Un learning designer che si rispetti deve creare un’esperienza di apprendimento su misura, adattando contenuti e formati per coinvolgere al massimo ogni partecipante. Più la formazione si adatta a chi la fruisce, più sarà efficace e motivante!
    Qualche consiglio pratico: offri più percorsi, così ognuno può partire da ciò che gli interessa di più; usa formati diversi (testo, video, podcast, quiz interattivi, SCORM…). Non è solo questione di gusti, ma anche di inclusione!
  • Insieme è meglio: formarsi da soli può essere a tratti noioso, mentre il confronto con gli altri arricchisce, chiarisce e motiva. Il peer-to-peer learning aiuta a vedere le cose da diverse prospettive e crea un ambiente di apprendimento più vivo e stimolante, ma comunque sicuro.
    Qualche consiglio pratico: inserisci sempre almeno un’attività di gruppo, che sia co-creazione, discussione o gamification; decidi se creare gruppi omogenei (stesso ruolo o team) per lavorare in sintonia o eterogenei per favorire il confronto e l’innovazione.
  • Addio lezioni frontali: dimentichiamoci il vecchio “io parlo, tu ascolti e prendi appunti”. L’apprendimento deve essere attivo! Coinvolgere il discente lo rende più motivato e concentrato, perché per andare avanti deve partecipare.
    Qualche consiglio pratico: chiediti sempre: “Come posso rendere questo contenuto meno noioso e più coinvolgente? Qual è il formato migliore per trasmettere questo contenuto?”; ribalta il classico approccio frontale: fai in modo che il partecipante non sia solo uno spettatore!
  • Il cambiamento è la regola: le esigenze cambiano, i feedback degli utenti ci aiutano a migliorare e il mondo non sta fermo. E allora perché la formazione dovrebbe essere statica? Un buon design dell’apprendimento deve evolversi costantemente!
    Qualche consiglio pratico: ricorda che il tuo corso non è qualcosa di immutabile: puoi sempre migliorarlo e modificarlo! Sii flessibile: ogni cliente ha i suoi vincoli, quindi trova il miglior compromesso possibile; adattati a chi hai davanti, perché chi impara è il vero protagonista!
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2. Le fasi del processo di Learning Design

Possiamo suddividere il Learning Design in quattro fasi fondamentali:

  • Capire di cosa c’è davvero bisogno: il primo passo è individuare i reali bisogni di apprendimento, facendo una diagnosi delle competenze mancanti e definendo obiettivi chiari, possibilmente in accordo con la committenza. Ma attenzione! In ambito aziendale, ciò che un’azienda crede sia necessario non sempre coincide con ciò che serve davvero ai discenti. Nel mulino che vorremmo, si parte sempre ascoltando gli utenti, magari con survey e interviste, per costruire un percorso su misura.
  • Creare con logica (e con le persone!): qui si entra nel vivo. Raccogliamo tutte le informazioni per strutturare il percorso e decidiamo come sviluppare ogni sezione. Nel mulino che vorremmo, i partecipanti sono coinvolti fin da subito nella progettazione, perché il loro feedback continuo permette di migliorare i contenuti in corsa. In questa fase si scelgono i formati (e si testa tutto con un dry run per evitare intoppi).
  • Il momento della verità: si parte! La formazione viene finalmente erogata, che sia online, in presenza o blended. L’obiettivo? Offrire un’esperienza coinvolgente, fluida e utile fin da subito.
  • Dai risultati ai miglioramenti: ultimo step, ma fondamentale: capire se gli obiettivi sono stati raggiunti e raccogliere feedback per migliorare sempre di più. Questo perché non serve a nessuno se tutto è efficace solo nella nostra testa! Ecco un approfondimento su come valutare l’efficacia dei percorsi di formazione aziendale.
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3. Learning Design: scegliere il metodo giusto

Per ottenere il massimo da un'esperienza di apprendimento, serve il giusto approccio metodologico. Ogni metodo ha i suoi punti di forza e va adattato al contesto e agli obiettivi. Ecco alcune strategie vincenti:

  • Learning by Doing: l’apprendimento esperienziale è tra i più efficaci: meno teoria, più pratica! Simulazioni, casi reali e attività hands-on aiutano a sviluppare competenze concrete. Vuoi un approfondimento?
    Facciamo qualche esempio.
    Pensiamo a un corso di scrittura: niente analisi noiosa di testi già pronti! Qui si parte al contrario: i partecipanti scrivono subito un testo, che poi viene analizzato insieme per individuare regole e best practice.
    Nel caso di una formazione su Microsoft Teams, basta con la classica panoramica sulle funzioni! Meglio abilitare subito i partecipanti all’uso della piattaforma e farli interagire tra loro per scoprirne le potenzialità in modo pratico.
    Oppure pensiamo a una formazione sulla negoziazione: le teorie sono utili, ma imparare facendo lo è ancora di più! Un esempio? Il “Mercato dei difetti”: ogni partecipante riceve un oggetto difettoso (es. un ombrello bucato) e deve convincere gli altri a comprarlo, trasformandolo in un’opportunità (magari come scolapasta per famiglie numerose!).
  • Gamification: punteggi, premi, sfide… trasformare la formazione in un gioco rende tutto più coinvolgente! Escape room, quiz interattivi, e persino versioni aziendali di Taboo, Indovina Chi o Hangman possono rendere l’apprendimento più stimolante. Vuoi un approfondimento sulla gamification?
  • Problem-Based Learning (PBL): affrontare problemi reali permette di applicare la teoria alla pratica, sviluppando capacità critiche e decisionali. Ancora meglio se si lavora su una vera sfida aziendale, con la promessa di implementare la soluzione scelta!
    Un esempio? Role play con personaggi e imprevisti, simulazioni di casi concreti per individuare colli di bottiglia e migliorare i processi. Ti stupirà cosa può emergere!
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4. Tecnologie e strumenti per un Learning Design potenziato

Oggi la tecnologia gioca un ruolo chiave nel rendere la formazione più efficace, interattiva e personalizzata. Ecco alcuni strumenti essenziali:

LMS (Learning Management Systems)
Piattaforme come TLP permettono di creare e gestire corsi online, monitorare i progressi e personalizzare i percorsi formativi in modo centralizzato.

Strumenti di co-authoring 
Alcuni software consentono di creare contenuti formativi in formato SCORM, molto più interattivi rispetto ai classici documenti, video o podcast. Cambia proprio la modalità di esplorazione del contenuto. L’utente può procedere nell’esplorazione solo se compie determinate azioni.

Strumenti Multimediali 
Video tutorial, podcast, infografiche e slide interattive aiutano a diversificare i formati e rendere l’apprendimento più dinamico.

Tecnologie emergenti come:

  • Intelligenza Artificiale (AI) per percorsi formativi sempre più personalizzati. Un esempio? Duolingo, di cui sicuramente avrete sentito parlare. Duolingo ha ribaltato il gioco: grazie al learning design, l’app personalizza l’esperienza adattandosi al ritmo di ogni utente. Come? Con gamification, feedback immediato e micro-apprendimento, trasformando lo studio in una sfida continua fatta di esercizi interattivi e progressi tangibili.
  • Realtà Aumentata (AR) e Virtuale (VR) per simulazioni immersive. Un esempio? Touch Surgery, sviluppato da Medtronic, offre simulazioni chirurgiche virtuali che permettono ai professionisti di esercitarsi in modo sicuro, realistico e iterativo senza ricorrere a laboratori fisici costosi. Con scenari 3D interattivi, i medici possono perfezionare le proprie tecniche in un ambiente controllato, migliorando le competenze senza rischi per i pazienti.
In conclusione, nell’articolo abbiamo cercato di raccontarvi come l’approccio del Learning Design differisca significativamente dall'apprendimento tradizionale. Mentre il tradizionale si concentra spesso sulla trasmissione passiva di conoscenze e su un approccio uniforme per tutti, il Learning Design integra tecnologie moderne, personalizzazione, gamification e apprendimento esperienziale, creando ambienti che stimolano l'interazione attiva e l'adattamento alle esigenze individuali.
L’obiettivo? Rendere la formazione più flessibile, accessibile e, soprattutto, più efficace.

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CHI L’HA SCRITTO?

Nora Coen
Nora Coen

Equilibrista della vita (letteralmente, spesso a testa in giù tra sport improbabili), adora viaggiare e collezionare culture, concerti e tramonti. Il suo sogno nel cassetto? Diventare game designer di giochi da tavolo ed escape room. Leone di segno e di spirito, trova sempre il lato positivo, anche quando perde pezzi di puzzle o il filo della trama di un anime. Forte sostenitrice della teoria contemporanea del “Se non puoi convincerli, confondili” e del “Se stendi bene non serve stirare”.

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