
Skills-first hiring: andare oltre al titolo di studio
Lo skills-first hiring può rivoluzionare il processo di selezione, mettendo in primo piano le competenze delle persone rispetto ai titoli di studio.
DI Andrea Savarese / luglio 2024
1. Skills-first hiring: cos'è
In poche parole, lo skills-first hiring mette al centro le competenze reali delle persone. Non importa tanto come le abbiano acquisite – attraverso l’università, un corso online, l’esperienza sul campo o la passione personale – ma che cosa sanno fare davvero.
Questo approccio è noto per avere un tasso di successo fino a cinque volte superiore rispetto alle assunzioni basate esclusivamente sui titoli di studio.
L'evoluzione del mercato del lavoro ha reso questo approccio sempre più rilevante. Secondo LinkedIn, questo approccio può aumentare fino a 20 volte il bacino di talenti da cui attingere. E non è un dato da poco, soprattutto in un periodo in cui molte aziende faticano a trovare le persone giuste.
Chi lavora in ambito HR lo sa bene: trovare qualcuno con talento è difficile, ma è ancora più difficile valorizzarlo se si resta ancorati a logiche superate.
Oggi più che mai, il futuro del lavoro richiede un cambio di prospettiva: riconoscere e valorizzare le competenze, indipendentemente da dove provengano. Serve un approccio nuovo alla gestione del talento, capace di guardare in profondità, dove si nascondono potenzialità preziose.
2. Cosa cambia rispetto all’assunzione “classica”?
Ma quali sono le principali differenze tra lo skills-first hiring e l'approccio tradizionale basato sui titoli di studio? Per comprenderlo appieno, è essenziale esaminare entrambi gli approcci.
Il modello tradizionale si basava (quasi) esclusivamente su titoli di studio e percorsi accademici. Laurea? Check. Master? Meglio ancora. Ma che cosa dice davvero questo di una persona?
La verità è che le competenze pratiche non sempre passano dai banchi dell’università. E chi ha acquisito skill lavorando, formandosi in autonomia o affrontando sfide personali, spesso si ritrova fuori dai radar.
Lo skills-first hiring cambia le regole del gioco: non chiede dove hai studiato, ma cosa sai fare.
Significa guardare alle persone per il valore concreto che possono portare. Significa offrire opportunità a chi ha talento, ma non un “pedigree” accademico.
Ed è qui che la selezione diventa più equa, più umana, più reale.
👉🏻 Vuoi saperne di più su come valutare l’impatto delle competenze sull’azienda? Leggi il nostro articolo “Employability Skills e HR Management: come identificare e sviluppare le competenze dei dipendenti”.
3. Perché lo skills-first hiring conviene (a tutti)
I vantaggi dello skills-first hiring sono numerosi. Ecco alcuni dei benefici principali di questo approccio:
- Trovi davvero la persona giusta
Quando smetti di guardare solo ai titoli e inizi a concentrarti sulle competenze, aumentano le probabilità di assumere qualcuno che sappia davvero fare il lavoro. Secondo LinkedIn, chi assume in base alle skill ha il 60% di probabilità in più di scegliere il candidato giusto.
E questo fa tutta la differenza, non solo in termini di performance, ma anche di armonia con il team e cultura aziendale. - Hai accesso a un bacino di talenti molto più ampio. Il 75% delle aziende, dice Manpower, fa fatica a trovare le persone giuste. Ma forse le cerca nei posti sbagliati.
Con lo skills-first hiring puoi scoprire talenti nascosti: ad esempio, un cassiere può avere fino al 79% delle competenze necessarie per diventare uno specialista del servizio clienti.
Eliminare il vincolo del titolo di studio significa abbattere barriere e promuovere mobilità sociale. - Le persone restano più a lungo
Quando qualcuno viene scelto per ciò che sa fare – e non solo per il suo titolo di studio – si sente valorizzato. E resta.
I dati parlano chiaro: i dipendenti senza un titolo di studio “tradizionale” rimangono in azienda il 34% in più rispetto a chi ne ha uno.
👉🏻 Se vuoi approfondire l’importanza dell'autovalutazione delle competenze digitali, leggi l’articolo “Autovalutazione delle Competenze Digitali: Guida per HR Manager e Team”.
L'approccio skills-first hiring offre molti vantaggi sia per i candidati che per le aziende.
I candidati hanno l'opportunità di essere valutati in modo più equo e accurato, senza pregiudizi basati sulle credenziali accademiche. Ciò significa che anche le persone che non hanno un attestato universitario avranno l'opportunità di dimostrare le proprie capacità e di essere assunte per i loro meriti.
Per le aziende, l'approccio skills-first hiring consente di ampliare il pool di talenti idonei per le posizioni aperte. Non limitandosi a considerare solo i candidati con diplomi universitari, le aziende possono trovare persone con competenze specifiche e pratiche che possono essere perfette per il ruolo. Questo, porta a una maggiore diversità e inclusione nel processo di selezione e favorisce la scoperta di nuovi profili.
Lo skills-first hiring è un cambiamento culturale, un modo più giusto e intelligente di guardare al talento da parte degli HR.
Mette le persone – con le loro storie, le loro esperienze, le loro capacità – al centro.
Per i candidati è un’opportunità concreta di essere valutati per ciò che sono. Per le aziende, è la strada per scoprire e trattenere i talenti migliori.
CHI L’HA SCRITTO?

Laureato in economia e gestione aziendale, specializzato in strategie di advertising e Search Engine Optimization. Co-fondatore e partner di DD, ama l'ordine, insegnare Lindy Hop e passare del tempo con il suo cane Ipa.