Employability

Employability: significato, fattori chiave e strategie

L'employability indica il grado di occupabilità, quanto ciascuno di noi riesce a muoversi con dinamismo e facilità all’interno del mercato del lavoro.

DI Katia D'Amico / agosto 2024

Quando parliamo di employability ci riferiamo alla possibilità che ciascuno di noi ha di trovare posizioni lavorative. L’employability si misura attraverso l’analisi delle competenze trasversali e comportamentali e di quelle che spesso chiamiamo “Hard Skill”, ossia le conoscenze e competenze tecnico specifiche relative a ruoli e mansioni organizzative.

Il concetto di employability nel tempo è cambiato, evolvendosi secondo quelle che sono state le fasi dell’evoluzione organizzativa.

In un articolo di Arthur McClelland del 1973 campeggia il titolo “Testing for competence rather than for  intellingence”, pietra miliare che ha aperto a una nuova prospettiva. Fino a quel momento, infatti, le persone venivano valutate rispetto a quanto avevano imparato e in base alla loro intelligenza, nessuno studio o strumento mirava a conoscere quelle che erano le loro soft skill, ossia le competenze legate all’espressione del comportamento all’interno del contesto sociale: la motivazione, la capacità di entrare in relazione, la leadership, la capacità di negoziare e così via.

Da allora sono stati molti gli autori che hanno sviluppato il tema delle competenze fino ad arrivare a parlare di Intelligenza Sociale ed Emotiva: in particolare gli autori John D. Mayer e Peter Salovey, con il loro modello, hanno ampliato il concetto di intelligenza spostandolo dalla sola sfera cognitiva e arrivando a parlare di come le emozioni possano caratterizzare una certa forma di intelligenza.

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1. Fattori chiave per conoscere e mantenere la propria employability 

Come abbiamo visto, il concetto di employability è strettamente correlato alle competenze che ciascuno di noi possiede o pensa di possedere.

Sin dai primi passi nel mondo acquisiamo competenze e lo facciamo attraverso degli step precisi: sappiamo di non sapere e quindi ci formiamo o comunque facciamo domande per apprendere, sperimentiamo la nuova competenza e la alleniamo fino a renderla competenza inconsapevole. Ecco un esempio: quanti di voi guidano pensando a ogni singolo movimento che stanno compiendo mentre inseriscono le marce o mentre parcheggiano? Lo facciamo e basta!

La competenza, una volta compresa, diventa parte del nostro comportamento quotidiano: non sentiamo alcuno sforzo nel metterla in pratica. Ma, così come se fosse un muscolo, la competenza va allenata. È importante, nella ricerca del proprio lavoro o nel portare avanti una carriera professionale, trovare piccole e grandi sfide per mettersi alla prova e risolvere problemi sempre più complessi, calcolare i rischi per prendere una decisione, analizzare una situazione e comprenderla velocemente in una sintesi integrata dei suoi elementi. Quest'ultime, sono tutte competenze (problem solving, decision making, analisi e sintesi) molto articolate e complesse, che vanno allenate per mantenerle “vive” ma anche per averne consapevolezza.

Proprio perché la competenza fa parte del nostro bagaglio personale e professionale in modo quasi silente, è importante che ciascuno provi a valutare in cosa è davvero forte e quali sono invece le aree di miglioramento e crescita. Possiamo farlo chiedendo feedback a chi vive e lavora a stretto contatto con noi o possiamo farci somministrare un assessment di competenza.

L’assessment (se vuoi approfondire il tema leggi L’assessment individuale in ambito aziendale) è uno strumento estremamente duttile che consente, tramite diversi tipi di attività (interviste, simulazioni, questionari), di mappare la propria competenza e di individuare le possibili aree di potenziamento e formazione specifica.

Le Soft Skill sono fondamentali nella nostra vita tanto che anche al WOBI 2023 (World Economic Forum), a fronte delle professioni emergenti, è stata evidenziata la necessità, per ogni organizzazione, di focalizzarsi sullo sviluppo e sull’employability delle persone.

2. La rilevanza delle competenze digitali

In questa costante trasformazione del tessuto organizzativo dettata dalla digitalizzazione, è importante restare al passo; ciascuno di noi usa pagamenti digitalizzati, cloud per gestire i propri file, sistemi per tracciare i dati e garantire sicurezza degli stessi, comunica via email e tramite video call. Tutto questo fa sì che si debbano possedere anche delle competenze digitali e il giusto grado di conoscenza degli strumenti e delle tecnologie per permetterci di sfruttarli e valorizzarli al meglio nella vita come nel lavoro.

Ma saper usare uno smartphone o avere un account Instragram non significa essere competenti. Per questo, nello scenario degli strumenti di misurazione delle competenze, noi abbiamo deciso di progettarne uno dedicato alla misurazione della competenza e della conoscenza dei fenomeni che la trasformazione digitale porta con sé, il nostro Digital Maturity Score.

Se fino ai primi anni 2000 sui curriculum campeggiavano le certificazioni europee per l’uso dei principali programmi Microsoft Office, oggi, sempre di più, è necessario muoversi con consapevolezza tra le opportunità che il digitale offre. Se si apre un profilo social è bene conoscere le regole di quel canale comunicativo specifico: avrà una sua grammatica e delle logiche narrative differenti rispetto a un testo redatto per altri scopi. Lo stesso per vale per la condivisione dei documenti: conservare file in locale o sovrascrivere fogli condivisi su un drive può comportare importanti difficoltà nel lavorare insieme ai colleghi.

Vediamo, quindi, che comprendere quanto si posseggono o meno queste conoscenze e queste competenze è fondamentale per orientarsi nel nuovo contesto professionale che si sta via via definendo.

3. Strategie per potenziare la propria employability

Come abbiamo detto nel paragrafo precedente, l’assessment ci permette di comprendere a che punto siamo, ci restituisce una fotografia di cosa sappiamo e di quali competenze possediamo ma non fornisce indicazioni precise su come migliorare. Cosa fare allora?

Innanzitutto è importante capire quali obiettivi professionali vogliamo raggiungere: se non sappiamo dove andare difficilmente sapremo cosa mettere nella nostra personale cassetta degli attrezzi.

In questo blog abbiamo spesso parlato di coaching che è un potente strumento per aiutarci nell'attività di definizione dell’obiettivo e di tutti i passaggi e le strategie necessarie per raggiungerlo. Condividere i risultati di un nostro assessment all’interno di una sessione di coaching può farci individuare quali delle aree di miglioramento siano davvero necessarie per migliorarci professionalmente. Infatti, ognuno di noi sa bene che non è necessario essere performanti in tutto ciò che fa, ci saranno attività in cui riusciamo bene e siamo efficaci e altre attività in cui la nostra efficacia sarà minore.

Un supporto professionale esterno può guidarci e orientarci tra le nostre potenzialità aiutandoci nel definire in che modo valorizzare al massimo le nostre competenze e come allenare le aree nelle quali emergiamo meno forti. Il lavoro che svolgeremo insieme al nostro coach sarà finalizzato a ricoprire un ruolo specifico, quello che maggiormente si avvicina al nostro interesse e potenziale.
employability
Lavorare sulla mappa delle proprie competenze (trasversali, digitali e tecniche) consente a ciascuno di disegnare la propria identità professionale individuando quelli che sono gli spazi di interesse e crescita e sui quali agire attraverso la formazione e l’aggiornamento. Questi due ultimi strumenti sono altrettanto importanti: essere orientati alla curiosità e all’apprendimento continuo è una competenza centrale nel tessuto professionale che caratterizza questo secolo.

Per affrontare il cambiamento abbiamo necessità di plasmare ciò che conosciamo e quello che sappiamo fare aggiungendo elementi e rimaneggiando ciò che è obsoleto. La tecnologia, per fortuna, ha anche reso maggiormente accessibili le fonti di apprendimento: iscriversi a community tematiche, sfruttare social network professionali come LinkedIn e frequentare corsi in forma asincrona possono fornire, a ciascuno di noi, un ottimo strumento di crescita professionale.

4. L'employability nel contesto aziendale: come supportare i propri collaboratori

All’interno del contesto organizzativo è sempre più sfidante aggiornare in modo tempestivo e contestuale le proposte formative. Uno dei primi ostacoli è il confronto intergenerazionale: colmare gap e lacune di generazioni differenti significa abbracciare tematiche davvero ampie e non sempre correlate tra loro.

Abbiamo persone con maggiore anzianità professionale che usano male gli strumenti digitali perché pensano siano poco utili a fronte del “abbiamo sempre fatto così e funzionava” così come abbiamo giovani estremamente allenati rispetto all’uso dei tool ma più acerbi nel gestire relazioni articolate e complesse come quelle che possono svilupparsi all’interno del contesto professionale.

Comprendere quali possano essere i punti di partenza e le aree di maggiore interesse della popolazione aziendale attraverso assessment e survey permette di delineare importanti linee guida da seguire affinché tutti vengano coinvolti in attività utili per loro perché migliorando la qualità del loro status professionale in azienda migliorano l’employability.

Certo, si può pensare che migliorando l’occupabilità delle persone queste poi sfruttino le competenze acquisite per fare altro. Purtroppo, è un rischio necessario! Tuttavia è bene evidenziare che una persona che ha la possibilità di formarsi grazie alla propria organizzazione e agli strumenti che quest’ultima mette a disposizione sarà una persona maggiormente motivata a rimanere perché si vede riconosciuta la possibilità di crescere e migliorarsi all’interno dell’azienda stessa.

Inoltre, l’assessment è anche uno strumento utile alle azioni di talent management perché permette di individuare quali competenze queste persone debbano sviluppare e quindi lavorare con loro attraverso percorsi sartoriali e dedicati che possano portare alla massima espressione del potenziale.

Un altro strumento che le organizzazioni hanno a disposizione per valorizzare il concetto di employability al proprio interno sono i job posting rivolti al proprio personale. Aprire le selezioni internamente, prima che rivolgersi al mercato esterno, può dare la possibilità a tante persone di scoprire nuove opportunità per realizzarsi professionalmente anche all’interno del medesimo contesto con l’enorme vantaggio di conoscerlo nelle sue dinamiche più profonde.

5. Conclusioni

Abbiamo visto come il concetto di employability sia fortemente legato a quello delle competenze, se posseggo le seconde godrò di una maggiore possibilità di collocarmi efficacemente da un punto di vista professionale. Inoltre, possedere un buon ventaglio di competenze, anche superiori a quelle richieste per il mio ruolo e saperle valorizzare, può consentire anche una maggiore mobilità nel mercato del lavoro.

Per comprendere come muoversi è importante appoggiarci a professionisti che possano guidarci nella giungla degli strumenti e delle professioni e lavorare insieme a noi sui tratti che vogliamo vengano valorizzati.

Molto spesso questo aiuto può arrivare direttamente dalle organizzazioni che, attraverso un’analisi mirata delle competenze presenti e l’implementazione di percorsi formativi dedicati, si attiva nel fornire alle persone tutti gli strumenti necessari per essere professionisti efficaci e con competenze contestuali al mercato del lavoro.

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Katia D'Amico
Katia D'Amico

Giocatrice di Lego dal 1980, amante di Star Wars e di ogni tipo di prequel e sequel prodotto ad oggi. Incapace di star ferma, curiosa del mondo per scoprire cosa succede di nuovo e per imparare qualcosa. Sbadata e con la testa tra le nuvole, amo inciampare e ridere di me.

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