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Innovazione digitale

C'era una volta la produzione video

Ma oggi, che cosa sta diventando il videomaking? Scopriamo le novità e le sfide di un settore tanto affascinante quanto misterioso.

DI Gloria Bacciu / marzo 2025

C'era una volta la produzione video
11:12
Il mondo della produzione video sta vivendo un momento di grande trasformazione, con l'introduzione di nuove tecnologie, l’evoluzione delle piattaforme e la crescente competizione. Per comprendere meglio come questi cambiamenti stiano influenzando il settore e come i professionisti si stiano adattando, ho avuto il piacere di intervistare il nostro Martino Bombonato, motion designer, che ha condiviso con noi la sua visione su temi chiave come l’intelligenza artificiale, l’importanza della personalizzazione dei contenuti e le sfide legate alla targetizzazione per diverse piattaforme. Martino ci ha raccontato come la sua esperienza stia evolvendo e come sta affrontando un panorama digitale sempre più complesso e in rapido movimento.

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CHE ASPETTI?

1. Martino, come vedi l’evoluzione del videomaking nel 2025? Quali cambiamenti hai notato nel tuo approccio rispetto agli anni passati?


L’evoluzione della produzione video nel 2025 è inevitabilmente influenzata dall’intelligenza artificiale, che sta trasformando profondamente il mondo creativo. Se inizialmente l’IA ha rivoluzionato la produzione di testi, ora sta facendo il suo ingresso nel mondo del video, anche se siamo ancora in una fase sperimentale. Le grandi aziende stanno testando nuove tecnologie attraverso progetti BETA ma, a mio avviso, non sono ancora pronte a un’implementazione su larga scala. Questo rallentamento non lo vedo come un limite, ma come un’opportunità per imparare, sperimentare e integrare queste innovazioni in modo consapevole.

Chi lavora nel videomaking si è sempre affidato molto al mondo degli stock, mentre oggi l’IA rappresenta un aggiornamento di quel concetto, senza necessariamente sostituire la creatività umana. La differenza tra un contenuto generato dall’intelligenza artificiale e uno realizzato da un essere umano è ancora evidente, sia nel dettaglio dell’immagine che nella narrazione complessiva

Parlando della mia esperienza personale, ho iniziato a realizzare video relativamente da poco tempo, arrivando dal mondo della grafica in cui pensavo ai contenuti in modo statico... pensare ai contenuti in movimento è molto diverso e più complesso.

L’approccio ai video richiede una visione: bisogna considerare il movimento, il ritmo, il sound design, la color correction e la narrazione visiva nel suo insieme.
Negli ultimi anni, ho notato una crescente attenzione alla progettualità: oggi, prima di girare un video, si costruisce un concept chiaro, si analizza ogni dettaglio, dalla scelta delle inquadrature alla palette cromatica, fino alla coerenza sonora. Il mio approccio è diventato molto più strutturato e consapevole rispetto agli inizi, dove magari ci si concentrava più sull’estetica immediata che sulla costruzione di un’esperienza visiva coerente e coinvolgente.

L’intelligenza artificiale sta sicuramente offrendo nuovi strumenti per ottimizzare i flussi di lavoro e ampliare le possibilità creative, ma il cuore della produzione video resta la capacità umana di raccontare storie in modo autentico ed emozionale.

2. Quali sono le principali sfide che un videomaker affronta oggi?

Il videomaking è più accessibile che mai, ma proprio questa accessibilità lo rende un ambiente altamente competitivo. Oggi, chiunque con uno smartphone e una buona intuizione creativa può produrre contenuti visivamente accattivanti, rendendo ancora più difficile emergere in un mare di professionisti e creator indipendenti. La concorrenza è feroce: distinguersi significa non solo avere competenze tecniche solide, ma anche sviluppare uno stile riconoscibile e una capacità narrativa unica.

Un'altra grande sfida è il bisogno costante di aggiornamento. Non basta più conoscere le basi della ripresa e del montaggio: serve una comprensione approfondita delle nuove tecnologie, dei software in continua evoluzione e delle tendenze visive che cambiano rapidamente. Il rischio è quello di rimanere indietro rispetto a un settore in costante trasformazione. Seguire i trend non è solo una questione di tecnica, ma anche di ispirazione: nessun contenuto nasce dal nulla, e il confine tra il prendere spunto e il copiare è spesso sottile. Bisogna essere in grado di assorbire le influenze in modo originale, rielaborando idee e riferimenti per creare qualcosa di personale e autentico.

In un contesto globale, la sfida si fa ancora più complessa. Ciò che in Italia può sembrare innovativo potrebbe essere già superato da mesi in altre parti del mondo. La percezione dell’originalità è spesso legata alla cultura di riferimento e al pubblico a cui ci si rivolge. È difficile mantenere uno sguardo ampio su tutto ciò che accade nel settore senza perdere di vista le esigenze specifiche del proprio mercato.

Inoltre, il ritmo del cambiamento è frenetico. Ogni anno nascono nuove estetiche, tecniche e linguaggi visivi. Anche aspetti apparentemente definiti, come il "colore dell’anno" scelto da Pantone, si rivelano concetti relativi e fluidi. Il videomaking, come ogni forma d’arte visiva, non segue regole assolute ma si evolve in base alle percezioni collettive e ai contesti culturali. Questa continua ridefinizione può essere una sfida, ma anche una grande opportunità per chi sa adattarsi e anticipare le tendenze.

Alla fine, la vera chiave per affrontare queste sfide è trovare un equilibrio tra innovazione e identità personale: rimanere aggiornati senza perdere il proprio stile, ispirarsi senza cadere nell’imitazione, e avere una visione ampia senza perdere di vista il proprio pubblico.

3. Come integri nuove tecnologie, come avatar e realtà aumentata, nella tua produzione video? Quali opportunità offrono queste tecnologie in termini di creatività e coinvolgimento del pubblico?


L’integrazione di nuove tecnologie come avatar, realtà aumentata e intelligenza artificiale nella produzione video rappresenta un’estensione naturale di quello che, fino a qualche anno fa, veniva fatto con gli stock video. Se prima chi non aveva budget o attrezzature professionali si affidava agli stock footage, oggi l’IA e le tecnologie immersive offrono un’alternativa ancora più avanzata, permettendo di creare contenuti su misura senza dover necessariamente girare nuove riprese.

In ambito produttivo, l’IA può generare video interi, montare clip automaticamente e persino creare avatar digitali capaci di interpretare un copione. Questo si traduce in un'opzione vantaggiosa per chi ha esigenze di rapidità e costi contenuti. Tuttavia, per quanto l’innovazione sia affascinante, spesso si percepisce un senso di artificiosità nel risultato finale. La qualità di un prodotto creato con avatar o AI-driven video è ancora inferiore rispetto a una produzione tradizionale con attori reali, riprese dal vivo e un montaggio curato nei dettagli.

Pensiamo a scenari pratici: se dovessi realizzare un alto numero di video di persone che parlano di un progetto aziendale, una soluzione con avatar potrebbe velocizzare il processo e abbattere i costi. Tuttavia, la perdita di espressività e autenticità sarebbe evidente. Un avatar che recita un testo non ha le micro-espressioni, il linguaggio corporeo e la naturalezza di un attore in carne e ossa. Questo è il compromesso tra efficienza e qualità.

Se guardiamo all’industria cinematografica, vediamo che la CGI è ormai uno standard, ma sempre combinata con riprese dal vivo. Anche in un film come Avatar, che sfrutta tecnologie avanzate di motion capture e CGI, il punto di partenza resta l’attore umano. La realtà aumentata e il 3D sono strumenti potentissimi, ma la loro efficacia dipende da come vengono utilizzati. L'interazione tra attori reali e ambienti virtuali resta una sfida complessa: la percezione dello spazio e i movimenti sono difficili da replicare in digitale senza perdere naturalezza.

Oggi strumenti come ChatGPT sono molto più diffusi rispetto ai software di generazione video basati su IA perché rispondono a un’esigenza quotidiana e accessibile a tutti, non solo a una nicchia di professionisti del settore.

4. Che ruolo giocano la personalizzazione e la targetizzazione dei contenuti video per diverse piattaforme (social, siti web, app)? Come adatti il tuo lavoro alle esigenze specifiche di ciascuna?

La personalizzazione e la targetizzazione dei contenuti video sono fondamentali per garantire che il messaggio arrivi nel modo più efficace possibile al pubblico giusto. Ogni piattaforma ha le proprie regole, le proprie dinamiche e il proprio modo di fruizione, e adattare i contenuti a questi parametri è un passaggio imprescindibile nella produzione video.

Il primo elemento da considerare è il tempo: ogni piattaforma ha una durata ideale per i video e ignorare questa caratteristica può compromettere la riuscita del contenuto.

YouTube, per esempio, è il luogo perfetto per video lunghi, con uno sviluppo narrativo articolato, perché l’utente è predisposto a rimanere più tempo su un contenuto. Instagram, TikTok e Facebook premiano contenuti più rapidi, immediati e con un impatto visivo forte. Su LinkedIn, invece, il video assume un ruolo più istituzionale e informativo, mentre su un sito web può servire a raccontare un prodotto o creare un’esperienza immersiva.

Un tempo i video erano concepiti solo in formato orizzontale, ma oggi si lavora direttamente su un doppio binario, perché sappiamo che la distribuzione avviene su più canali. Il verticale è ormai una necessità per le piattaforme mobile-first, dai Reels ai TikTok, e anche YouTube ha integrato i formati brevi. Questa consapevolezza ha cambiato il modo di lavorare: quando si progetta un video si pensa già a come potrà essere adattato, con montaggi diversi e contenuti specifici per ogni canale.

Il target è un altro fattore chiave: un pubblico giovane su TikTok richiede un linguaggio fresco e un montaggio veloce, mentre un’audience professionale su LinkedIn predilige contenuti più strutturati e autorevoli. Analizzare i dati di fruizione aiuta a ottimizzare i contenuti e a capire cosa funziona meglio su ogni piattaforma.

Oggi il lavoro di un videomaker non si limita alla produzione, ma implica una strategia ben definita: si parte da una piattaforma principale e poi si sviluppano varianti adattate. Se il video nasce per YouTube, da lì si estraggono clip per i social, mentre se è pensato per Instagram o TikTok, si lavora subito su un formato più diretto. Non esiste una regola fissa, ma la capacità di leggere il contesto e adattarsi rapidamente è ciò che fa la differenza. In un mondo digitale in continua evoluzione, il videomaking è sempre più una questione di strategia e di comprensione delle piattaforme, e chi riesce a integrare questi aspetti in fase di produzione avrà un vantaggio competitivo enorme.

 

Grazie a Martino per aver condiviso con noi il suo punto di vista sulla produzione video.

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CHI L’HA SCRITTO?

Gloria Bacciu
Gloria Bacciu

Quando le chiedevano "cosa vuoi fare da grande?", la sua risposta è stata sempre "soltanto una cosa è limitante", e così ogni giorno improvvisa. Eterna indecisa? No, è solo della bilancia. Amante del bello, della lettura e dell'arte in ogni sua forma.

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