Digital Strategy

Libri sul marketing: letture consigliate

Cerchi dei libri sul marketing? Scopri i titoli più caldi del momento. Leggere è fondamentale per riuscire a collezionare più idee possibili.

DI Francesca Fantini / giugno 2024

Per dirlo con le parole di Austin Kleon, fortunato autore di “Ruba come un artista”, ogni idea nuova è una miscela o un rimescolamento di una o più idee preesistenti.

Dai grandi classici ai contenuti di attualità, fino alle opere più settoriali e alle guide di taglio specialistico: “Con la lettura ci si abitua a guardare il mondo con cento occhi, anziché con due soli, e a sentire nella propria testa cento pensieri diversi, anziché uno solo", diceva lo scrittore Sebastiano Vassalli.

Leggere è fondamentale per riuscire a collezionare più idee possibili.

La lettura apre una finestra sul mondo e avvicina ad altre realtà: leggendo si possono vivere nuove vite, si può andare a ritroso nella storia per comprendere l’essenza di un presente in evoluzione e le opportunità da cogliere nel futuro che abbiamo già iniziato a costruire.

Da tempo si parla anche degli effetti benefici che i libri sono in grado di apportare sulla nostra salute mentale e sociale. Eppure, gli italiani non sembrano molto propensi a trascorrere così i loro momenti di pausa.

Non si tratta di un luogo comune: l’ultima ricerca condotta dall’ISTAT nel 2018 conferma che non siamo un popolo di lettori. Solo il 40,6% della popolazione ha dichiarato di aver letto almeno un libro nel corso dell’anno (per piacere e non per lavoro o studio). Un dato stabile rispetto al 2016, e in decremento se paragonato a quello del 2010. Le più attive sono le donne, con una percentuale del 46,2% contro il 34,7% degli uomini.

Proviamo allora a invertire questa tendenza con 12 libri sul marketing scelti dal nostro team tra le migliori proposte dell'ultimo periodo:

1. Quel pollo di Icaro - Seth Godin

Sapersi destreggiare tra modelli economici e concetti aziendali all’avanguardia come la “coda lunga”, il “punto critico”, la “mucca viola”, il “GTD” (Getting Things Done) e così via non vi servirà a nulla se non vi impegnate. Per quanto possa terrorizzarvi, dovrete osare, prendere posizione e creare qualcosa di nuovo, complesso e vitale. In caso contrario, non andrete molto lontano. Seth Godin in questo libretto leggero e godibile vuole spingerci fuori dalla nostra zona di comfort. L’era della prudenza è finita, dice, ed è ora di volare più in alto che mai.

Nell’era della connection economy siamo tutti chiamati a divenire artisti.

Ma cosa significa artista? A sentire questa parola tanti pensano alla follia visionaria di Dalì, all’autodistruzionismo di Pollock o a estrosi performer moderni. Ma non è così: un artista è colui che crea, e creare significa tantissime cose. Conquistare nuovi territori, conoscere nuove persone, collegare tra loro idee diverse, prendere la parola quando non esistono risposte giuste, esporsi quando sarebbe possibile mettersi al riparo, tenere tanto al risultato ma anche al processo che vi ci ha condotto sono tutte forme d’arte apprezzate dalla nostra società e richieste dall’economia.
Non esiste un metodo indolore per raggiungere i vostri obiettivi. Ho letto tanti libri, alcuni li ho anche scritti. E mi piacciono tutti, ma le idee da sole, senza impegno, non bastano. Perché senza cambiamento, senza passione e senza persone disposte ad affrontare un salto nel buio la strategia è soltanto un guscio vuoto.

2. Le armi della persuasione - Robert B. Cialdini

Un grande classico, che non può mancare nella libreria di un vero marketer.

Le armi della persuasione” descrive i sei principi individuati da Cialdini, professore emerito di psicologia e marketing, che sono in grado di condizionare le scelte degli esseri umani. Scritto nel 1984, il testo è ancora molto attuale.

I sei principi sono:
  • reciprocità (la spinta a restituire in proporzione a quanto ricevi);
  • impegno e coerenza (se hai già investito in una direzione, ti sentirai in dovere di proseguire);
  • riprova sociale (più un elemento dimostra “grandi numeri” - quelle che oggi definiamo le vanity metrics, più riceve attenzioni); 
  • simpatia (per convincere devi piacere);
  • autorità (se ti dimostri esperto in un argomento, le persone ti seguiranno più volentieri); 
  • scarsità (la possibilità che una risorsa si esaurisca la rende più attrattiva).
Con il sofisticato apparato mentale che che abbiamo usato per costruire il predominio mondiale della nostra specie, abbiamo creato un ambiente così complesso, febbrile e saturo d’informazioni che dobbiamo sempre più spesso, per farci i conti, ricorrere ai modi tipici di animali che da lunghissimo tempo abbiamo lasciato alle nostre spalle.

3. L’impresa come sistema vivente - Massimo Mercati

Una lettura veloce ma illuminante sul concetto di impresa al giorno d’oggi. Qualunque azienda moderna dovrebbe essere interdipendente dal contesto in cui agisce, una comunità tra le comunità che non deve esistere in modo autoreferenziale e diventa creatrice di valore solo quando svolge appieno la sua funzione economico-sociale. Un’impresa ricca di valori che non si esauriscono nella realizzazione del profitto, ma che si estendono all’impatto sull’ambiente e sulla crescita culturale di tutti i membri dell’azienda, uniti insieme nella direzione del bene comune.

Questa l’idea di Massimo Mercati, amministratore delegato dell’azienda di famiglia, Aboca, che si è sempre distinta per la sua attenzione al rapporto tra uomo e natura e alle conseguenze che questo determina. L’impresa si è specializzata nell’innovazione attraverso sostanze naturali ed è leader in Europa nella ricerca scientifica e nella produzione di dispositivi terapeutici a base di complessi molecolari vegetali, in continua evoluzione da 40 anni. Il suo libro è dedicato a tutti coloro che pensano che fare impresa oggi sia un progetto di vita in cui non si possono più distinguere due morali, una per il lavoro e una per la vita privata.
L’impresa del futuro, l’impresa che vuole crescere nel tempo, non potrà che essere quella che si pone il problema dell’effettiva creazione di valore in questa nuova prospettiva, che va bene al di là dei profitti degli shareholder, facendosi carico del suo impatto su tutti gli stakeholder, quindi sull’ambiente e le comunità in cui si inserisce. Non è il profitto che crea valore, ma è la creazione di valore che genera il profitto.

4. L’arte della vittoria - Phil Knight

Shoe Dog, recita il più tagliente titolo inglese.
Oggi Nike è una delle più importanti aziende al mondo e il suo baffo è ormai un lovemark, riconosciuto in ogni angolo del mondo, ben più di un semplice marchio. Phil Knight, la mente dietro al colosso americano. è però sempre stato un mistero. Talentuoso narratore, in questa autobiografia racconta la sua storia.  Nel 1962, appena uscito da una business school in Oregon, Phil Knight prese in prestito 50 dollari da suo padre e creò un'azienda con una semplice missione: importare scarpe sportive di alta qualità, a basso costo dal Giappone. Vendendo le scarpe dal bagagliaio della sua Plymouth, nel primo anno Knight ha incassato 8000 dollari. Oggi, le vendite annuali di Nike superano i 30 miliardi di dollari.

Il libro inizia raccontando con incredibile candore ed ironia il momento cruciale di quando Phil, a 24 anni, decide di iniziare la propria attività. Descrive in dettaglio i molti rischi e le battute d'arresto che si sono frapposte tra lui e il suo sogno, insieme ai suoi primi trionfi. Ma soprattutto, ricorda come il suo primo gruppo di soci e impiegati sia presto diventato una gruppo affiatato di fratelli. Insieme, sfruttando il potere trascendente di una missione condivisa e una profonda convinzione nello spirito dello sport, hanno costruito un marchio che ha cambiato tutto. Questo libro non è solo uno splendido esempio narrativo: è costellato di lezioni sulla costruzione di qualcosa da zero, partendo da un’idea, sul superamento delle avversità e, infine, sul lasciare il proprio segno nel mondo.

A ventiquattro anni avevo un’Idea Folle, e in qualche modo, pur frastornato dall’angoscia esistenziale, dai timori per il futuro e dai dubbi su di me, come capita a tutti i giovani uomini e donne di quell’età, decisi che il mondo è fatto di idee folli. La storia è una lunga processione di idee folli. Le cose che amavo di più - i libri, lo sport, la democrazia, la libera impresa - erano iniziate come idee folli.

5. Neurobranding. Il neuromarketing nell'advertising e nelle strategie di brand per i marketer - Mariano Diotto

Il neurobranding è quell'attività di posizionamento di un prodotto o di un servizio nel cervello di un cliente attraverso le tecniche di neuromarketing. Il neuromarketing, però, non è la pozione magica che fa compiere il miracolo della comunicazione efficace. È una scienza che aiuta a livello predittivo a costruire un processo comunicativo efficace e a livello deduttivo a indagare con alcune attrezzature sofisticate ciò che capita in ogni persona, in ogni cervello. Questo libro è un manuale, in quanto di ogni concetto esposto troverai una definizione e la spiegazione, ma allo stesso tempo anche una guida pratica: nelle sezioni chiamate Tips & Tricks troverai i suggerimenti e le modalità per applicare immediatamente ciò che ti è stato spiegato.

Mariano Diotto, brand strategist ed esperto di neurobranding, ti guiderà nel mondo delle scienze cognitive con l’aiuto di una serie di esperti, tra cui il nostro CEO Andrea Cioffi che ha approfondito il capitolo “neuromarketing e formulazione di strategie per il posizionamento comunicativo sui canali digitali”.
Lo studio del neuromarketing diventa cruciale per continuare ad essere competitivi all’interno di un mercato in continua evoluzione, soprattutto per ciò che concerne le dinamiche del consumo. La digital transformation ci impone di rivedere ciò che intendiamo per customer centricity, un concetto che oggi è spiegato non tanto da prodotti e servizi di qualità, quanto piuttosto da esperienze memorabili che il consumatore è naturalmente incline a condividere all’interno delle proprie reti sociali, soprattutto digitali.

6. Gesù lava più bianco. Ovvero come la Chiesa inventò il marketing - Bruno Ballardini

Questo libro è un tour de force documentatissimo e irriverente sulla storia della comunicazione pubblicitaria nella Chiesa cattolica, che vuole fornire un contributo alla “controstoria” della Chiesa: una grande azienda con il settore marketing più efficace e capillare di tutta la storia occidentale.

Dalla creazione del terreno fertile per il marketing “dell’altro mondo” alla fidelizzazione dei clienti (i fedeli), dagli strumenti di comunicazione (messe, jingle e motivi di successo) al benchmarking (l’imposizione sulle altre religioni), fino al processo di riposizionamento del marchio ad opera di Benedetto XVI, questo libro spiega come le complesse strategie di mercato non sono state inventate in questo secolo, ma esistono da duemila anni.
Il primo product manager della Multinazionale, tale Paolo di Tarso, preparò il terreno alle grandi campagne pubblicitarie successive con un’azione mirata di direct marketing. […] Entusiasta del direct marketing fino a diventarne un fanatico utilizzatore, Paolo fu a tutti gli effetti il primo guru della pubblicità postale.

7. Inversione di marca. I valori che trasformano i brand - Graziano Giacani

L’identità di marca è uno dei pilastri del mondo del marketing e, in quanto tale, può essere affrontata e approfondita con un linguaggio accademico.

Il volume ti farà immergere in un viaggio sull’identità di marca, compiuto attraverso parole più vicine alla vita di tutti i giorni. Si parte dal pubblico che si desidera e dagli scenari sociali ed economici in continuo cambiamento, per arrivare al cuore della marca e capire dove ne nasce l’essenza, senza dimenticare le dinamiche dei brand come il concetto di “italianità” inteso come valore da tutelare. Ma non solo: tra esempi concreti e approfondimenti realizzati dai migliori esperti italiani, Graziano Giacani racconta come il digital offre opportunità continue per chi è in grado di riformulare il suo assetto, rafforzando però la consapevolezza della propria identità.
l messaggio deve tornare ad avere centralità al di là della forma e del mezzo attraverso il quale viene veicolato. Non deve essere solo espressione di una promessa di marca, ma una vera e propria cassa di risonanza per i valori e per gli ideali; deve farsi tramite sociale, espressione di una presa di posizione, voce di sensibilità, riflesso di una società in fermento.

8. L'unica regola è che non ci sono regole. Netflix e la cultura della reinvenzione - Reed Hastings e Erin Meyer 

Tutti conosciamo Netflix. Chi non ha ancora deciso di sottoscrivere un abbonamento alla piattaforma di streaming più celebre al mondo, probabilmente sta pensando di farlo. In quanti però conoscono la storia e la strategia che ha permesso a questa azienda di raggiungere un successo di queste proporzioni? Come riportato nel libro, non è mai esistita, prima d'ora, un'azienda come Netflix.

È proprio Reed Hastings, cofondatore di Netflix nel 1997, a raccontarci la sua storia nel libro L'unica regola è che non ci sono regole. Netflix e la cultura della reinvenzione, scritto a quattro mani con Erin Meyer, autrice di The Culture Map: Breaking Through the Invisible Boundaries of Global Business.

Sin dagli esordi, la sua filosofia imprenditoriale ha sfidato la norma che vedeva nella gestione top-down dei rapporti (e dei processi interni) una garanzia di maggiore efficienza operativa. All’omologazione, ha contrapposto un anticonformismo ancorato a principi radicalmente nuovi, in grado di sbaragliare la concorrenza e trainare l’azienda verso un cammino di sviluppo inarrestabile.

Le libertà concesse ai collaboratori si sono rivelate determinanti:
Se date ai dipendenti più libertà invece di sviluppare procedure per impedire loro di esercitare la propria capacità di giudizio, prenderanno decisioni migliori e sarà più facile farli sentire responsabili. Questo crea una forza-lavoro più felice e motivata, oltre a un’azienda più agile.
I primi 9 capitoli del libro coprono le tre fasi di attuazione dell’approccio adottato da Hastings, una strategia graduale, che ha saputo combinare la sua spiccata tendenza libertaria con le procedure essenziali per una gestione intelligente della società. Come?
  • Riducendo i protocolli da manuale
  • Aumentando la densità di talento 
  • Aumentando la sincerità nei rapporti e nei meccanismi di feedback tra collaboratori
Anche noi di DD abbiamo a lungo parlato dell’importanza del concetto di advocacy per accrescere l’efficacia delle strategie di talent acquisition messe in campo dalle imprese: dai un’occhiata all’articolo Employee advocacy: la forza dei dipendenti a sostegno dell’azienda!

9. Il minimalismo nel business - Paul Jarvis

Dopo la cultura della reinvenzione raccontata da Hastings, lo scrittore, designer e consulente aziendale Paul Jarvis ci conduce alla scoperta di un modo di fare impresa legato alla filosofia del less is more, sostenibile e a misura d’uomo, ma non meno redditizio.

In controtendenza rispetto a una crescita ossessiva, ricercata anche a scapito della vita personale o delle esigenze dei collaboratori, “Il minimalismo nel business" racconta di un’idea di successo che trova nella volontà di “rimanere piccoli ma felici" la chiave per costruire una carriera davvero appagante, auto-gestita e rispettosa delle cose che contano oltre al lavoro.

Pensate si tratti soltanto di un cliché? Non proprio.

Jarris mostrerà passo dopo passo come raggiungere questa condizione, facendo di meglio, senza volere a tutti i costi di più!
In genere si pensa che capacità e duro lavoro debbano necessariamente portare alla crescita di un'azienda ma, spesso, è vero il contrario: la crescita, molte volte, non è benefica e, in alcuni casi, finisce col ridurre la propria libertà e la propria autonomia.

10. Extreme Teams. Perché Netflix, Pixar, Airbnb e altre aziende all'avanguardia prosperano dove molte altre falliscono - Robert Bruce Shaw

Dietro ogni successo c’è sempre il contributo di un grande gruppo. La visione imprenditoriale, da sola, ormai non basta.

Ne è convinto il consulente e scrittore americano Robert Bruce Shaw: nel suo ultimo libro dal titolo Extreme Teams ha analizzato le strategie psicologiche e motivazionali adottate dai leader di società come Pixar, Airbnb, Alibaba e Whole Foods (oltre all’immancabile Netflix) per costruire team di lavoro capaci di raggiungere risultati fuori dall’ordinario.

Secondo Shaw è fondamentale capire come comportarsi per far sì che il rendimento dei dipendenti sia sempre all’altezza, o addirittura superiore alle aspettative, senza compromettere il loro benessere. Perché:
Solo le squadre che rischiano di spingersi troppo oltre riescono ad andare lontano quanto basta.

11. Lezioni di leadership creativa. I segreti che ho imparato come CEO di Walt Disney - Robert Iger

Una media company che è da sempre una fabbrica di sogni, ma che non è mai stata così grande come lo è oggi. Stiamo parlando della Walt Disney Company, e dell’uomo che ha costruito il suo successo, Robert Iger.

In “Lezioni di leadership creativa", Iger ha raccolto tutti gli insegnamenti appresi e le esperienze vissute da quando nel 2005 ha assunto la guida della multinazionale, accompagnandola in una fase di radicali trasformazioni che l’avrebbero portata ad acquisire società come Pixar, Marvel, Lucasfilm e 21st Century Fox.

Un’escalation straordinaria, possibile grazie a un modello di leadership fondato non solo sulle capacità manageriali del CEO, ma anche sulla sua inesauribile fiducia nelle capacità creative dell’essere umano.

Sono 3 le convinzioni che hanno influenzato le sua condotta:

  • Prediligere la qualità 
  • Sfruttare le nuove opportunità offerte dalla tecnologia
  • Rafforzare la presenza del Gruppo sui mercati esteri.
Il libro è stato persino consigliato da Bill Gates nel suo blog, in un intervento che ha evidenziato come tra tutti i volumi sulle strategie di management quello di Iger sia:
Un grado di portare il lettore all'interno del funzionamento di una massiccia azienda mediatica, e di mostrare come sia stato possibile innovarla valorizzando i sui punti di forza e puntellando le sue debolezze.

12. Brand Activism. Dal purpose all'azione - Philip Kotler e Christian Sarkar

Oggi ci si aspetta tanto dai brand, molto più che in passato.

Anche quest'anno, l’Edelman Trust Barometer conferma che il declino della fiducia nelle istituzioni politiche ha innalzato l’asticella delle aspettative dei pubblici nei confronti di aziende, media e associazioni non governative.

In questo clima di diffidenza generalizzata, Philip Kotler, padre del marketing moderno e personalità di spicco del panorama accademico statunitense, ha più volte sottolineato come i brand siano chiamati a rispondere alla sete di cambiamento delle giovani generazioni, e a farsi carico delle annose problematiche sociali e ambientali che rischiano di mettere in discussione il futuro del nostro pianeta.

Ignorare questo appello significherebbe tradire la fiducia riposta nel loro operato, influenzando in modo irreparabile il giudizio degli stakeholder e la stessa immagine delle aziende agli occhi del mondo.

Nel libro “Brand Activism, dal purpose all'azione", scritto insieme all’editore del The Marketing Journal Christian Sarkar, Kotler ci guida in un viaggio alla scoperta di una nuova tensione proattiva, una scelta consapevole e insieme una decisione obbligata, che deve dar corpo al purpose sposato dalle imprese per manifestare la loro prossimità alle preoccupazioni dell'opinione pubblica.

Essere 'activist' non significa semplicemente abbracciare una causa di pubblico interesse e fingere a parole di sostenerla; l'attivismo richiede che l'impegno assunto in materia di CSR si traduca in un comportamento concreto, frutto di una strategia ben precisa illustrata all’interno del volume: dall’assunzione di responsabilità sociale (il purpose del sottotitolo) all’azione (per generare valore), e dall’azione al racconto.

Queste le parole di Paolo Iabichino, CCO della sede milanese di Ogilvy & Mather, che oltre ad aver curato la prefazione del libro, sul secondo numero della rivista Krang ha richiamato il legame esistente tra attivismo e brand reputation, valido anche in un'ottica di employer branding:
Dare è più importante che dire. È il momento dell’azione. Ma non serve girare l’ennesimo video emozionale pieno di buone intenzioni, se queste non diventano anche impegni precisi con la collettività. È il momento di prendere le distanze dalle furbizie manipolatorie del nostro mestiere. Dobbiamo imparare a essere un po’ meno seduttivi e un po’ più concreti.
Siamo giunti alla fine di questa full immersion letteraria. Quale dei nostri consigli ti ha ispirato di più?

Che sia per lavoro, per passione o per stare al passo con gli ultimi trend, cerca sempre di ritagliare nell’arco della giornata un piccolo spazio dedicato a quel libro nascosto chissà dove in un angolo polveroso della casa, o a quel testo che avevi puntato già da mesi, rimasto ad attenderti nel limbo dei buoni propositi. E ricorda che, se preferisci, esistono anche le versioni ebook.

Il tempo trascorso leggendo non è mai tempo perso, e saprà dare i suoi frutti in modi che non avresti mai immaginato. Perché non iniziare proprio da una di queste cinque proposte?

Iscriviti alla nostra newsletter Dimmi Di+

CHE ASPETTI?

CHI L’HA SCRITTO?

Francesca Fantini
Francesca Fantini

Nata da un felice connubio tra Italia del nord e del sud, possiede il gene prepotente della curiosità. Copywriter di professione, storyteller per vocazione, vegetariana per scelta, nel tempo libero fa esperimenti ai fornelli e acquista più libri di quanti potrà mai leggerne.

Hai detto newsletter?
Iscriviti a Dimmi Di+!