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Employer Branding

Perché l’EVP statement non è solo uno statement

835 parole per dirti che l’EVP statement è una cosa importante, e bella. Trasformiamo insieme il tuo ambiente di lavoro e rendiamolo un posto speciale.

DI Francesca Fantini / gennaio 2025

Perché l’EVP statement non è solo uno statement
5:46

Parlare di EVP statement oggi mi fa venire in mente la parola “tellurico”, che mi è rimasta in memoria dalle lezioni di geografia delle elementari (e credo non la usassi da allora).

Il mondo del lavoro oggi sta vivendo un cambiamento tellurico: un movimento profondo, strutturale, che scuote le basi di un sistema fermo da almeno un paio di generazioni. Non sto parlando di semplici aggiustamenti o mode passeggere, che esistono e continueranno a esistere, ma di una trasformazione radicale, che ridisegna equilibri e priorità.

Piccola premessa: negli ultimi anni, le persone che lavorano - specialmente le generazioni più giovani, va detto - hanno iniziato a chiedere più di uno stipendio a fine mese: vogliono senso (nel proprio lavoro e di appartenenza), crescita personale e attenzione al proprio wellbeing.

La pandemia (ahi), lo sviluppo di nuove tecnologie (ai), e una crescente consapevolezza verso il fatto che una persona è qualcosa di più del proprio lavoro ha amplificato questo processo, creando una vera e propria "scossa sismica" nei rapporti tra aziende e lavoratori.
Chiamarlo cambiamento culturale o sociale non rende pienamente l’idea: un evento tellurico trasforma il paesaggio in modo irreversibile. Allo stesso modo, ciò che oggi i lavoratori cercano – e ciò che le aziende devono offrire per rimanere rilevanti nel panorama del lavoro – è molto diverso rispetto al passato. E l’Employee Value Proposition statement è uno degli strumenti principali per interpretare e guidare questo nuovo scenario.

Eccoci qui, dunque.

Proviamo a semplificare la questione senza diventare banali.

Ci prendiamo un caffé e ne parliamo?

VAIIII

1. Dall’EVP all’EVP statement: mica cavilli

Ripercorriamo un attimo le basi, per essere sicuri di capirci: EVP sta per Employee Value Proposition, inglesismo che indica la proposizione di valore di un’azienda nei confronti del suo personale. E questo, lo sai, è un modo burocratico per dire che le persone sarebbe bello restassero nella tua impresa per quell’insieme unico di valori, benefici e opportunità che viene loro offerto, non solo perché ricevono uno stipendio a fine mese.

Perché uno stipendio lo avranno in qualsiasi altro posto di lavoro, una bella EVP invece è merce rara.
L’EVP è, in sostanza, la risposta alla domanda “Perché una persona dovrebbe scegliere di lavorare per la tua organizzazione?”.

 

Se vuoi un po’ di numeri, il Corporate Leadership Council (ora parte di Gartner) dice che un EVP ben comunicata può:

  • migliorare l’engagement dei nuovi assunti fino al 29%;
  • aumentare la probabilità che i dipendenti agiscano come advocates da una media del 24% al 47%.

A me i numeri non dicono tantissimo perché vanno sempre contestualizzati, ma questi parlano chiaro. 

2. L’EVP è solo l’inizio

Mettiamolo subito in chiaro: l’EVP  - e la sua sintesi in uno statement - non è il punto di arrivo. È l’inizio.

Se vuoi comunicare l’attrattività della tua impresa come luogo di lavoro, sarà meglio armarsi di onestà e comprendere che non basta comunicare cose belle: bisogna anche attuarle, agirle, crederci e impegnarsi perché il luogo di lavoro diventi davvero un great place to work.
Come fanno le aziende di successo? Dedicano il 20% degli sforzi a definire l’EVP e l’80% a mantenerne le promesse. Non il contrario. 

EVP mantieni la promessa

Più chiaro di così.

Un EVP statement non è uno slogan pubblicitario né una frase decorativa del concetto più complesso e sfaccettato dell’EVP. È una promessa strategica che nel suo storytelling intreccerà alcuni elementi fondamentali, tra cui:

  1. l’identità aziendale: cosa rende unica l’organizzazione rispetto alla concorrenza;
  2. i bisogni dei dipendenti: quali valori, aspirazioni e desideri vengono soddisfatti;
  3. l’impatto sull’esterno: come l’azienda contribuisce al mercato o nella comunità in cui opera.

Ad esempio, uno statement come “Move the world", adottato da Nike, comunica crescita personale e impatto collettivo con poche parole. La forza di uno statement sta nella sua capacità di essere universale e al tempo stesso molto personale: ognuno può interpretarlo attraverso la propria esperienza e trovarci un senso tutto suo, che lo motiva.

EVP di Nike

L'EVP statement di Nike

3. Mostra il mondo nascosto dietro lo stipendio

Il compenso economico rimane un elemento fondamentale, e grazie tante.

Per le giovani generazioni, però, lo stipendio non è più sufficiente a garantire la soddisfazione, la motivazione e persino la fedeltà a un’organizzazione.

Comunicare in modo corretto l’EVP ti serve per mettere in luce degli aspetti fondamentali della proposta di valore, di cui oggi un posto di lavoro non può fare a meno:

  • coltivare il senso di appartenenza;
  • favorire la crescita personale;
  • dare il giusto peso al work-life balance;
  • curare la sostenibilità ambientale;
  • schierarsi per un ambiente di lavoro senza divari di genere.

 

Un esempio concreto? Offrire asili aziendali per le persone con figli piccoli, piani di formazione personalizzati per la crescita professionale o benefit per il wellbeing aziendale può trasformare un’azienda in un luogo dove le persone si sentono valorizzate. Questo approccio contribuisce a creare un ambiente lavorativo difficile da abbandonare e rafforza quindi l’employer branding.

Perché non impostare un flusso di comunicazione che, partendo dall’EVP statement, porti all’attenzione il mondo nascosto dietro alla busta paga?

La regola aurea è una sola: per avere successo, l’EVP deve essere credibile.

Quindi ecco, se non hai un mondo dietro lo stipendio, è ora di correre ai ripari.

L’EVP statement è un manifesto. Ma per farlo funzionare, non basta che lo appiccichi qua e là.

Che ne dici, andiamo oltre ai manifesti?

VAIIII

CHI L’HA SCRITTO?

Francesca Fantini
Francesca Fantini

Nata da un felice connubio tra Italia del nord e del sud, possiede il gene prepotente della curiosità. Copywriter di professione, storyteller per vocazione, vegetariana per scelta, nel tempo libero fa esperimenti ai fornelli e acquista più libri di quanti potrà mai leggerne.

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