Personal branding: ecco cosa sapere
Promuovere la propria professionalità sui social richiede metodo e consapevolezza delle proprie competenze, realizzando così il proprio Personal Branding.
DI Katia D'Amico / settembre 2024
Tutti noi sappiamo che cosa sia un brand: si tratta del marchio di un prodotto o di un servizio che lo rende riconoscibile agli occhi di tutti.
Le agenzie di comunicazione lavorano intensamente affinché ogni brand sia distintivo, possa cioè essere riconosciuto. La stessa cosa è fondamentale che venga messa in pratica dai professionisti o da coloro che stanno per muovere i primi passi nel mondo del lavoro.
Nel nostro articolo “Personal Branding: come essere influenti sui canali digitali” abbiamo parlato di come saper gestire al meglio il proprio profilo social a fini professionali significa agire al meglio la propria Digital Influence, ossia la competenza di influenzare gli altri attraverso post e condivisioni.
A fronte di queste considerazioni iniziamo a comprendere che non basta avere un account su un social media ma occorre avere una strategia per poter essere efficaci nel diffondere il proprio brand professionale. È necessario procedere attraverso un percorso preciso che parte dall’analisi delle proprie competenze e caratteristiche per arrivare a comprendere e definire quali siano i migliori approcci comunicativi che possiamo utilizzare per arrivare a un pubblico specifico.
Il Personal Branding è un’attività che oggi si svolge per lo più attraverso l’uso dei social media che consentono una diffusione molto più ampia rispetto ai canali di comunicazione analogici.
“Fare Personal Branding significa gestire in maniera strategica la propria immagine professionale”
— PersonalBranding.it
Per parlare di che cosa sia il Personal Branding non possiamo non citare Luigi Centenaro, fondatore di Personal Branding.it e creatore del Personal Branding Canvas, strumento molto utile per focalizzare le proprie competenze.
Fare Personal Branding significa quindi evidenziare quelle caratteristiche che ci possono rendere efficaci agli occhi di un pubblico specifico. Attenzione a non confonderlo con “fingere di essere qualcun altro”, è fondamentale non inventare nulla ma mettere semplicemente nell’ordine più efficace quello che sappiamo fare e il modo in cui lo facciamo.
In molti hanno scritto sul Personal Branding ma, tra questi, Tom Peters è uno degli autori più citati perché nell’articolo “The brand called You” del 1997 ha invitato in modo esplicito ciascuno di noi a trasformare il proprio percorso professionale per renderlo unico e tale da essere considerato un brand.
Sono molte le persone che ritengono che per essere distintivi si debba inventare o vantarsi delle proprie esperienze o competenze anche quando non se ne hanno.
Invece, agire consapevolmente il proprio Personal Branding, significa imparare a raccontarsi in modo efficace. L’essere “remarkable”, o distintivo, implica la capacità di analizzare le proprie competenze evidenziando quelle più rilevanti per noi all’interno di uno specifico mercato di riferimento.
L’obiettivo non è quindi quello di piacere a tutti, ma quello di essere efficaci rispetto a un target specifico e circoscritto in relazione a un obiettivo che ci si è assegnati.
2. Digital Influence: il passaggio dall'essere presenti all'essere influenti
Una strategia di Personal Branding efficace permette alle persone di mettere in luce al meglio le proprie caratteristiche e, ancor prima, di mapparle e comprendere al meglio i propri obiettivi professionali.Facciamo un passo alla volta. Per lavorare sulla propria immagine professionale è necessario definire la sfida che si sta affrontando rispondendo a domande come: “che tipo di obiettivo voglio raggiungere?”
In funzione di questo obiettivo, che sarà il cuore attorno al quale far ruotare tutto, andremo a descrivere competenze sviluppate nel tempo, certificazioni acquisite, risultati raggiunti e, tra i vari elementi, sceglieremo quelli più funzionali rispetto alla sfida attuale.
Quindi, identificheremo un target specifico rispetto al quale posizionarsi e al quale rivolgerci con una precisa strategia di comunicazione.
Infatti, realizzare una strategia di Personal Branding, prevede che ciascuno costruisca la propria immagine professionale e si attivi per comunicare con efficacia alle persone giuste nei contesti appropriati.
Per svolgere questo tipo di analisi oltre alla consulenza con figure specializzate in orientamento e consulenza di carriera, ci sono strumenti come il Business Canvas e il Personal Branding Canvas. Questi due strumenti sono simili e permettono di lavorare mappando le proprie aree di forza e individuando quali meglio si prestano per raggiungere il nostro obiettivo.
Il vantaggio principale è quello di “guardarsi allo specchio” comprendendo bene qual è il proprio valore e imparando a raccontarlo in modo funzionale a un obiettivo.
Si tratta di un’attività che richiede una buona capacità di introspezione e onestà intellettuale nel guardare a sé stessi. La fatica viene ripagata dal fatto che, una strategia ben applicata, consente di migliorare il proprio network professionale, di posizionarsi meglio sul mercato, di trovare opportunità lavorative o clienti in modo più fluido.
3. Personal Branding: i 5 step e la regola delle 3T
Il Personal Branding, come abbiamo visto nel primo paragrafo di questo articolo, è un approccio alla narrazione della propria identità professionale che nasce negli anni ‘90.
Tuttavia, con l’avvento dei social media, anche questa strategia si è spostata dal mondo analogico a quello digitale. In particolare, i due social sui quali si concentra maggiormente la strategia di Digital Personal Branding sono LinkedIn, social media prettamente professionale, e Instagram, social più trasversale.
Entrambi i social media sono funzionali a raccontarsi da un punto di vista professionale ma permettono di farlo in modo completamente differente. Vediamo come.
Il Digital Personal Branding, ancor più che il Personal Branding, si fonda sull’uso dello storytelling. Il proprio profilo professionale viene “raccontato” agli altri attraverso la scelta di temi e argomenti che possano spiegare i nostri obiettivi a un target di pubblico specifico.
Instagram, social network che nasce con scopo di intrattenimento, si fonda principalmente sull’uso di quattro strumenti comunicativi:
- i post con foto e caption (una descrizione o un commento alle stesse);
- le stories, ossia la ripresa video che dura solo 24 ore, di quello che avviene intorno a noi in uno specifico momento;
- i reel, video di pochi secondi che raccontano situazioni o temi;
- le dirette, riprese live che permettono di interagire con un pubblico.
Attraverso questo strumento potete immaginare che si possa costruire un’ottima storia professionale, e sono molti i professionisti (professionisti della sanità, esperti di marketing, crafters e artigiani, stylist, fotografi, designer, ecc) che oggi si promuovono su questo canale attraverso contenuti divulgativi.
LinkedIn, social media con scopo puramente professionale, basa l’attività dei suoi utenti su tre elementi in particolare:
- i post attraverso i quali condividere la propria esperienza;
- gli articoli, utili per creare una propria “linea editoriale”;
- le condivisioni, utili per condividere quei post/articoli che riteniamo efficaci per noi e il pubblico a cui ci riferiamo.
In questo secondo caso gli iscritti sono professionisti afferenti agli ambiti più disparati.
Si tratta di due social media con obiettivi e modalità comunicative totalmente differenti, cambia il tone of voice con il quale scrivere il materiale da condividere. È chiaro quindi, come sia fondamentale scegliere bene il nostro target e il nostro scopo professionale per poi decidere quale social media utilizzare.
I social media hanno un ruolo importantissimo in entrambi i casi: la diffusione del messaggio e la velocità con cui avviene la diffusione. Per questa ragione pianificare al meglio il proprio approccio e la propria strategia sono azioni fondamentali per raggiungere efficacemente la propria rete di contatti. Ricordiamoci che questi due punti di forza dei social media ne sono anche il limite: ogni elemento del profilo, ogni condivisione è disponibile in pochi secondi per moltissime persone. Questo significa che è importante prestare molta attenzione a quello che si pubblica al fine di non danneggiare quella stessa immagine che vogliamo promuovere.
4. Conclusioni
In un’epoca caratterizzata dalla diffusione di canali di comunicazione digitale è importante valorizzarli al meglio per farci conoscere come professionisti e come persone. Per diffondere la nostra immagine, le nostre idee e la nostra professionalità non possiamo agire in modo casuale, ma dobbiamo attuare un piano di azione strutturato che ci consenta di muoverci nella direzione di un obiettivo specifico.
Tutto questo si concretizza nella strategia di Personal Branding che ci permette di mettere a fuoco ogni nostra caratteristica per rivolgerci al meglio al nostro pubblico di riferimento.
Lavorare sul proprio Personal Branding significa anche essere disposti a rivedere e aggiornare periodicamente il proprio profilo e i propri obiettivi. Così come cresciamo professionalmente e ci aggiorniamo, allo stesso modo modifichiamo i nostri obiettivi e di conseguenza il pubblico al quale ci rivolgiamo.
CHI L’HA SCRITTO?
Giocatrice di Lego dal 1980, amante di Star Wars e di ogni tipo di prequel e sequel prodotto ad oggi. Incapace di star ferma, curiosa del mondo per scoprire cosa succede di nuovo e per imparare qualcosa. Sbadata e con la testa tra le nuvole, amo inciampare e ridere di me.