Innovazione digitale

Metaverso o universo?

Scopri il futuro del metaverso e il dibattito sul rapporto tra realtà virtuale e mondo reale. Un'analisi critica su come potrebbe influenzare la nostra società.

DI Francesca Fantini / agosto 2024

Di questi tempi, la realtà è una fregatura. Tutti cercano un modo per evadere ed ecco perché Halliday era un vero eroe per noi. Ci ha mostrato un posto dove andare senza andare da nessuna parte. A che ti serve una destinazione su un tapis roulant omni-direzionale con un sottostrato quadrifonico presso-sensibile? James Halliday vedeva il futuro, e lo ha costruito. Lui ci ha dato un posto dove andare. Un posto chiamato... OASIS.
Questo è l’incipit del film Ready Player One, tratto dall’omonimo libro di Ernest Cline pubblicato nel 2011. 

Esattamente 10 anni fa, l’autore ha reso famosa l’idea del metaverso (che a onor del vero era già stata proposta da un altro scrittore, Neal Stephenson, nel 1992 con il romanzo Snow Crash): un luogo virtuale in cui si può fare di tutto e andare ovunque, senza muoversi di un centimetro.
Fattore abilitante imprescindibile: la tecnologia

Dieci anni dopo, Mark Zuckerberg, l’Halliday del nostro mondo, all’evento Facebook Connect 2021 ci parla di metaverso. E non solo: cambia il nome dell'impresa che possiede Facebook (e le altre società del gruppo) in Meta, a concretizzare un cambiamento che non è solo teorico.
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Il nuovo nome e logo della società proprietaria di Facebook.

Ma che cos’è davvero il metaverso? Può essere un trampolino di lancio verso l’evoluzione del genere umano o un insidioso ciglio del burrone che ci farà precipitare? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

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Metaverso: che cosa pensiamo che sia

Molto spesso quando pensiamo al futuro immaginiamo che la tecnologia svolga un ruolo più pervasivo nella vita delle persone rispetto a com’è adesso. Ma di solito, le narrazioni che parlano di tecnologia e di futuro inseriscono sempre un elemento distopico: un’intelligenza artificiale avversa, distruttiva nei confronti dell’umanità, la quale è sempre più soggiogata dalla dipendenza tecnologica e apatica nei confronti dei propri simili. E sempre meno cosciente del mondo reale che le sta intorno, proprio perché il mondo virtuale ha pian piano preso il sopravvento.

Insomma, il futuro proposto molto spesso vede il mondo reale cadere a pezzi, quello in cui necessariamente soddisfiamo solo gli istinti primitivi (mangiare, andare in bagno, dormire), mentre in quello virtuale possiamo realizzare pienamente i desideri della mente. 

E questo mondo virtuale è il metaverso, un luogo in cui è possibile fare qualunque cosa: prendere parte a numerose attività per lavoro, istruzione e soprattutto intrattenimento, dimenticando la propria condizione reale.
La gente viene su OASIS per tutto quello che si può fare,ma ci rimane per tutto quello che si può essere.
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Il metaverso distopico di Ready Player One.

Ready Player One propone una trama con queste caratteristiche, ma non è il solo: anche in Minority Report la tecnologia è rappresentata come uno strumento potenzialmente dannoso per l’umanità (o quantomeno, per l'uso che se ne intende fare).

In Fahrenheit 451 si dà fuoco ai libri, illegali in un mondo che fa degli schermi il proprio idolo. In Snow Crash la realtà virtuale ha molti punti di contatto - non del tutto positivi - con il mondo reale.
Persino in Tron - Legacy l’ignaro protagonista entra nella rete, scoprendo anche in questo caso la presenza di un’intelligenza artificiale che si è ribellata al suo creatore. 

Insomma, ogni volta che proviamo a immaginare il futuro fra noi e il mondo digitale, le cose non finiscono proprio nel migliore dei modi.

Ma cosa c’entra tutto questo con Facebook e il metaverso di Zuckerberg? 

Metaverso: che cosa è davvero 

Rispetto ai romanzi e film di fantascienza del paragrafo precedente, il metaverso di Zuckerberg ha in comune solo il nome e l’idea della tecnologia come base per un progresso della nostra specie. Ecco un estratto del suo discorso al Facebook Connect 2021:
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Il ruolo fondamentale della tecnologia nelle nostre vite è che ci ha dato il potere di esprimere noi stessi e sperimentare il mondo con una ricchezza sempre maggiore. Ai tempi in cui ho avviato Facebook, questo era principalmente testo che digitavamo sui computer, poi tutti abbiamo avuto telefoni con fotocamere e internet è diventato un luogo molto più visivo. Recentemente, poiché le connessioni sono diventate più veloci, il video è diventato il modo principale in cui condividiamo i contenuti. Siamo passati dal desktop al web sui telefoni, dal testo alle foto e ai video, ma questa non è la fine dell’evoluzione. La prossima piattaforma sarà ancora più coinvolgente, un internet “incarnato” in cui sei all’interno dell'esperienza non solo guardandola su di uno schermo. Questo lo chiamiamo Metaverso.

Che luogo è, secondo Zuckerberg, questo metaverso?

Un posto virtuale in cui sarà possibile lavorare, imparare, giocare, fare acquisti e creare cose completamente nuove che oggi non riusciamo ancora ad immaginare. Il metaverso è quindi l’evoluzione di internet per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, sarà un’attività immersiva che ci renderà possibile intraprendere molte più esperienze.

Ma, c’è un ma. Tutto questo è già realtà? No. 

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L'avatar di Mark Zuckerberg alla presentazione del metaverso - Facebook Connect 2021.

Zuckerberg ha voluto raccontarci la sua visione, la visione di Meta, la quale ha intenzione di investire milioni di dollari per lo sviluppo di questo futuro. Secondo il Guardian, la società ha dichiarato che l'investimento nella sua divisione Facebook Reality Labs (dove l'azienda lavora su Virtual e Augmented Reality), ridurrà l'utile operativo di 10 miliardi di dollari.

È una somma significativa, ma Facebook genera enormi quantità di denaro dalla sua attività principale legata alle inserzioni, quindi dobbiamo aspettarci una seria attività di ricerca sul modo migliore di integrare mondo reale e virtuale nel metaverso. 
Non si tratta di passare più tempo sugli schermi,si tratta di fare in modo che il tempo che già trascorriamosugli schermi sia migliore.

— Mark Zuckerberg

La “percezione di presenza" è la qualità che, sempre secondo Zuckerberg, definisce il metaverso. 
Oggi la nostra esperienza con il mondo online non ci permette di trasmettere l'intera gamma di espressioni umane, e la connessione non può fornire quella profonda sensazione di presenza. 
E veniamo quindi al punto dolente.

Metaverso o universo? 

Tralasciando le paure distopiche legate a un futuro in cui l’intelligenza artificiale diverrà consapevole di se stessa e ci vorrà annientare, viene naturale chiedersi se, prima di fare un investimento così cospicuo nei confronti di una realtà digitale che possa connetterci ancora meglio, forse avrebbe senso fare uno sforzo in più per connetterci con il mondo reale

Secondo il Digital Economy and Society Index (DESI), l’Italia è al 20° posto su 27 degli Stati membri UE per l’integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese. Siamo indietro sia per quanto riguarda la mera connettività (al 23° posto) con il dispiegamento della fibra, sia per quanto riguarda le competenze digitali del nostro capitale umano (25° posto): solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede perlomeno le digital skill di base (il dato è al 56 % nell’UE). 

E se volessimo dare uno sguardo oltre al confine nazionale, scopriremmo che fino al 2016 oltre 3,9 miliardi di persone (il 53% della popolazione mondiale) non aveva accesso a internet. E che ovunque nel mondo la classe sociale, la ruralità, l’istruzione e il gender gap ne condizionano l’accesso.

Il libro L’Atlante delle donne di Joni Seager parla di un vero e proprio “mito del mondo connesso”: nel 2015, il 52% degli uomini e il 59% delle donne non possiede uno smartphone.
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Una pagina del libro “L'atlante delle donne" che riguarda lo stato della connessione globale.

Se poi sei donna, in certi Paesi le cose vanno ancora peggio: ad esempio in India, dove molti consigli di villaggio in Gujarat e Uttar Pradesh hanno istituito decreti che vietano alle donne non sposate di possedere un cellulare. 

Ma ritorniamo pure qui in Italia. Secondo il quotidiano Il Giorno, solo in Lombardia a dicembre 2020 c’erano 902 comuni ancora senza connessione internet ultraveloce, la fibra:
In queste zone poco strategiche, che nei mesi dell’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus hanno pagato anche il prezzo più alto per il ritardo digitale accumulato negli anni,manca la fibra ottica.

Insomma, quando parliamo di metaverso come tecnologia costruita intorno alle persone per rendere interoperabili la dimensione offline e quella online, parliamo di un modo di sperimentare il mondo che sì, forse potrebbe renderci più semplice studiare, conoscere luoghi, strumenti e materiali a cui normalmente non potremmo accedere.

Però, prima di aprire la finestra su questa nuova condizione, sarebbe bello dare uno sguardo più da vicino al nostro universo, e occuparci anche di quella realtà non virtuale che è ingiusto sottostimare.

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CHI L’HA SCRITTO?

Francesca Fantini
Francesca Fantini

Nata da un felice connubio tra Italia del nord e del sud, possiede il gene prepotente della curiosità. Copywriter di professione, storyteller per vocazione, vegetariana per scelta, nel tempo libero fa esperimenti ai fornelli e acquista più libri di quanti potrà mai leggerne.

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