Soft Skill

Creative Problem Solving: cos'è e come svilupparlo

Come sviluppare il Creative Problem Solving: un approccio innovativo per risolvere problemi complessi grazie a un mix di pensiero convergete e divergente.

DI Redazione / agosto 2024

Quante volte hai cercato di risolvere un problema complesso e, scervellandoti, hai pensato “ci vuole qualcosa di nuovo, qualcosa di creativo”? Siamo qui per dirti che non c’è nulla di strano: risolvere i problemi non è solo un fatto logico, ma molto spesso sussiste anche una componente di creatività.

Dietro al più noto Problem Solving si cela un'altra competenza cruciale nella vita personale e professionale delle persone: il Creative Problem Solving (CPS), di cui di parleremo proprio in questo articolo.

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1. Problem solving: tra metodologia e competenza

La nascita di questa metodologia si deve ad Alex Osborn e Sid Parnes, che negli anni Quaranta hanno sviluppato il Processo di Problem Solving Creativo di Osborn-Parnes.

Alex Osborn è stato, inoltre, il fondatore della Creative Education Foundation e del termine “brainstorming”, entrato oggi nel vocabolario comune.

Per offrire una definizione rigorosa di Creative Problem Solving (CPC) ci affidiamo alla stessa Creative Education Foundation, la quale ritiene che:
Il Creative Problem Solving (CPS) è un metodo collaudato per affrontare un problema, una sfida o un’opportunità in modo fantasioso e innovativo.
In pratica, è un processo che permette alle persone di ridefinire i problemi e le opportunità legati a una determinata situazione, combinandoli per trovare una soluzione innovativa. Si tratta di un delicato equilibrio tra pensiero convergente e divergente.

Di cosa stiamo parlando? In breve, il pensiero convergente segue un percorso logico, lineare e consequenziale: è quello che utilizziamo per risolvere soluzioni che prevedono una risposta che già conosciamo. Quindi, semplicemente, apriamo i cassetti della memoria e colleghiamo i puntini. Il pensiero divergente sussiste quando ci troviamo davanti a un problema nuovo e le nostre conoscenze non ci aiutano. Allora bisogna guardare il problema da un altro punto di vista, così il pensiero divergente si appella alle nostre facoltà creative.

Insomma, il Creative Problem Solving entra in gioco quando il pensiero tradizionale non porta da nessuna parte.

Nel già citato articolo Problem Solving: cos’è e come svilupparlo abbiamo approfondito le 4 categorie di situazioni e problemi: semplici, complicati, complessi e caotici. Se i problemi semplici e complicati sono risolvibili attraverso le best practice che conosciamo o la buona prassi che ci viene insegnata, i problemi complessi richiedono un’analisi più accurata, richiedono sperimentazione e innovazione

Il Creative Problem Solving entra in gioco proprio nella risoluzione dei problemi complessi, dove mettiamo in gioco le “novel practice” che, se funzionanti, diventano un prototipo. Ma per arrivarci serve uno sforzo in più, una soluzione nuova e uno sguardo diverso sul mondo.

2. I principi fondamentali

Prima di procedere con gli step conclamati del processo creativo, bisogna tenere conto di alcuni principi fondamentali del Creative Problem Solving:

  1. Tutti sono creativi e, comunque, le abilità creative possono sempre essere apprese e migliorate;
  2. il pensiero convergente e il pensiero divergente devono essere equilibrati: logica e creatività devono andare di pari passo per garantire una soluzione vincente, tanto efficace quanto innovativa;
  3. per formulare soluzioni nuove, bisogna porsi problemi nuovi. Il solo riformulare un problema può sottoporre la persona intenta a risolverlo dinanzi a nuove sfide. E nuove sfide generano nuove soluzioni. Quindi sì: per risolvere un problema, a volte bisogna porsene di nuovi!
  4. la risposta al problema può non essere istantanea. A prescindere da quella tentazione umana di dover dare subito una risposta a tutto, è importante ricordare che il giudizio istantaneo in risposta a un’idea blocca in partenza l’emergere di nuove idee.
step del creative problem solving

3. Gli step del processo creativo

Fermo restando i principi elencati in precedenza, ora vediamo quali sono gli step da rispettare per affrontare i problemi in maniera “creativa” secondo il modello di Osborn-Parnes:

Clarify

Chiarire, ma che cosa? La propria visione, il proprio obiettivo, desiderio o sfida. Senza queste informazioni non è detto che tu abbia davvero identificato il problema da risolvere.

E quindi, come procedere? Una volta chiarito il proprio obiettivo emergerà l’ostacolo che ti separa da questo, quindi il problema. Il prossimo step è raccogliere dati a riguardo: chi e cosa è inglobato nel problema? Ci sono sentimenti o opinioni rilevanti o ostacolanti per la sua risoluzione? È importante tenere conto di tutti gli aspetti rilevanti e dei dettagli, per sviluppare una piena comprensione del problema.

Una vola raccolti tutti i dati necessari, è il momento di formulare domande: dalle domande emergono ostacoli e opportunità, generando sfide.

Ideate

Ovvero, esplorare le idee emerse durante la fase precedente. Tutte le sfide che ci si è posti in precedenza, durante la formulazione delle domande, avranno prodotto delle idee. Ebbene, è ora di esplorarle.

Questa è la fase che richiede più creatività, qui entra in gioco pensiero divergente: pensare a soluzioni che esulino dal tradizionale. Per questo può essere utile ricorrere a metodologie e strumenti appositi per stimolare la mente (del singolo o dei partecipanti) come il brainstorming o le mind map.

Develop

Lo sviluppo delle idee. Qui entra in gioco la componente logica, ovvero il pensiero convergente: tutte le potenziali soluzioni vengono analizzate al fine di capire se soddisfano o meno le esigenze emerse, in base ai propri criteri.

Implement

Ultimo step: quando una soluzione soddisfa le esigenze emerse e risponde ai propri criteri, bisogna pensare a come implementarla con successo.

Come si può rafforzare tale soluzione? Come si può rendere ancora più “premiante” e vantaggiosa? È il momento di sviluppare il piano d’azione: bisogna identificare le risorse disponibili e le azioni possibili che permetteranno di sviluppare la soluzione pensata nel modo più ottimale.

Nel corso degli anni ci sono state svariate rivisitazioni e integrazioni del modello di Osborn-Parnes, ma lo scheletro non cambia: è sempre prevista una prima fase di identificazione del problema, seguita dalla generazione di idee e dalla valutazione/sviluppo di queste ultime, provvedendo infine le possibili implementazioni ottimizzazioni .

4. Creative Problem Solving e Design Thinking

Come detto in precedenza, il Creative Problem Solving è uno strumento di Design Thinking. Ovvero, un insieme di processi cognitivi, pratici e strategici, che consiste nel risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creativa.

Seppur sia nato negli ambienti di design, oggi è un approccio strategico sempre più comune in ogni ambito di business

Questo si deve senza dubbio ai suoi vantaggi: il Design Thinking è un sistema incentrato sulla persona e sulla sua capacità di risolvere un problema, è facilmente utilizzabile nei contesti di gruppo e si caratterizza per essere un metodo democratico: ogni risorsa aziendale può contribuire - potenzialmente in egual misura - al processo. 

Il Design Thinking è strettamente legato al Creative Problem Solving, in quanto si tratta di un processo iterativo che si muove in tutte le fasi del Creative Problem Solving (Clarify, Ideate, Develop e Implement). In particolare il secondo step “Ideate”, che prevede l’analisi delle idee emerse durante la fase di "Clarify", si presta all’utilizzo di strumenti di Design Thinking come le mind map.

È un po’ più chiaro cosa sia il Creative Problem Solving? In definitiva, possiamo concludere che sia una competenza che va coltivata e allenata: tutti la possiedono ma è bene comprendere in che modo trarne il massimo vantaggio. Le metodologie e gli strumenti nati intorno a questa skill ci aiutano a processare e a prendere consapevolezza delle decisioni che altrimenti prenderemmo in modo automatico.

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